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domenica 11 novembre 2012

Luisa Deskovic


Luisa Deskovic, Dalmata, fu arrestata per le sue idee politiche e confinata a Ventotene senza alcun processo. Nell’agosto 1943 fu trasferita a Le Fraschette.


“All’ingresso c’era il posto di polizia e tutto attorno era stata scavata una specie di trincea con ai bordi il filo spinato, però senza corrente elettrica. All’arrivo ci immatricolarono: cognome, nome, nazionalità, religione; ci dichiarammo Jugoslave ed atee, suscitando le proteste dei poliziotti. Ma la Dalmazia è in Italia ci dicevano, non sapendo distinguere tra nazionalità e cittadinanza. Il villaggio era costituito da baracche in compensato che dovevano essere freddissime in inverno. Anche a Ventotene mancava il riscaldamento, ma là i padiglioni erano in muratura e poi c’era il mare; fortunatamente era d’estate.
A Le Fraschette si trovavano in quell’epoca circa 4000 internati jugoslavi, in maggioranza donne e bambini, parenti di partigiani o  abitanti di zone in cui operavano i partigiani. Interi paesi erano stati sgomberati per impedire i rifornimenti ai ribelli, come li chiamava il fascismo. Non c’era mazzetta, sussidio giornaliero: due volte al giorno ti davano il rancio con la gavetta, una brodaglia su cui galleggiavano alcuni pezzi di zucca, qualche volta pochi grammi di riso. Non ho mai mangiato, né prima né dopo di allora, una roba tanto disgustosa.
A Ventotene avevo acquistato una grande esperienza su come, anche in condizioni disperate, fosse possibile e si dovessero difendere i propri diritti e dignità. Il giorno successivo al mio arrivo a Le Fraschette organizzai una delegazione di donne ed andammo in Direzione a protestare contro la mancata assegnazione di latte ai bambini. Dopo aver insistito a lungo fummo ricevuti; il caso volle che proprio quel giorno fosse presente un Ispettore, non so chi con precisione, insomma un personaggio venuto da Roma: parlai con veemenza, dissi che conoscevamo quali erano i nostri diritti e che se si ostinavano a negarceli ci saremmo rivolte alla Croce Rossa. Il giorno seguente ogni bambino ricevette una razione di latte.
Un’altra vittoria sul piano personale questa volta l’ottenni rivendicando il mio diritto ad un vitto migliore perché malata. Ci mandarono a fare le lastre radiologiche a Frosinone e in quell’occasione ebbi un vivace battibecco con un giovane ignorante poliziotto, il quale mi si rivolse con il tu e pretendeva che io gli dessi del voi: alla fine, non potendo averla vinta sul piano verbale voleva picchiarmi: dovettero intervenire due carabinieri a sedare la lite”.

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