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venerdì 7 dicembre 2012

Natale di guerra del 1943
di Alessandro Campagna

L’8 settembre 1943, data dell’armistizio, l’esultanza aveva caratterizzato la giornata. Nel diario di Angelo Sacchetti Sassetti tale giorno viene registrato come quello in cui anche il Vescovo, Mons. Facchini, nella chiesa di Santa Maria Maggiore, inneggia alla notizia.
I mesi autunnali passano con alcune incursioni aeree (una il 12 settembre 1943, preceduta da più pesanti incursioni a Frosinone), con il passaggio di truppe tedesche destinate al fronte di Cassino e con le solite operazioni di rastrellamento di uomini adatti al lavoro, che i tedeschi attuano poiché alle richieste di manodopera ed autisti, non si presenta nessuno. Decisamente l’attività aerea su Alatri e, fortunatamente, inferiore di quella riscontrabile ad Anagni, ed una recrudescenza si avrà solo nelle ultime fasi della liberazione, nel maggio – giugno 1944, con attacchi continui alle truppe tedesche di passaggio verso il nord.

Già a ottobre 1943 alcuni gruppi di internati del Campo delle Fraschette vengono rilasciati dal presidio tedesco per mancanza di viveri, e questi internati, per la maggior parte Croati, tentano di lavorare nelle campagne. Altri vengono condotti da militari tedeschi a scavare macerie a Frosinone.(.....)

In queste circostanze drammatiche, l’Ospedale di Alatri opera anche per l’assistenza di feriti e malati provenienti da Frosinone, come avvenne il 22 ottobre 1943, quando a seguito dello scoppio di una bomba nel Distretto Militare di Frosinone, tre contadini feriti vengono portati all’ospedale di Alatri. Inoltre, dal giorno 27 dello stesso mese, cominciano a giungere consistenti gruppi di sfollati provenienti d Venafro, Pozzilli, Filignano ed altri centri viciniori. Subito il vescovo Facchini si adopera per l’assistenza spirituale e materiale di circa 500 sfollati, a cui seguiranno nei giorni successivi altri gruppi, per motivi organizzativi trasportati da Alatri a Fiuggi. Il vescovo provvede ad una sistemazione per i primi sfollati presso il Palazzo Stampa. Anche il Convento dei cappuccini diviene un centro di smistamento per gli sfollati.(....)
  Ad Alatri si ammassano truppe, anche in funzione di area di riposo, come avviene per gli uomini della Divisione Corazzata "Hermann Goering", che da Alatri saranno inviati al fronte di Nettuno dopo gli sbarchi che 21 gennaio 1944. Inoltre, ad Alatri viene per un certo periodo fatto stazionare un deposito di materiale sanitario, forse successivamente trasferito ad Avezzano, come il Sacchetti Sasseti ipotizza. Intanto il clima politico si fa più teso, ed i primi episodi non tardano ad arrivare. Il giorno 12 novembre . 

(.....)Anche l’importante via di comunicazione ferroviaria, le "Vicinali" da Alatri a Fiuggi e Roma non opera più con regolarità, ed anche la posta ed i giornali non giungono sempre.
Tutto ciò in un quadro di grande necessità di beni primari, con un inverno, quello del 43-44, tra i più rigidi che si fossero conosciuti. L’attività aeree alleata, che fino ad allora non aveva riguardato che marginalmente Alatri, investono per la prima volta la città in modo pesante: il 13 dicembre 1943 un mitragliamento nella zona della stazione ed un altro a Pitocco causa la morte di 4 persone, ed il ferimento di una donna che morirà di lì a poco a causa delle ferite.
Il giorno di Natale passa in una situazione di apparente calma: i tedeschi festeggiano, sparando qualche colpo in aria, i civili e gli sfollati in città escono dalle case, si incontrano in piazza, ed un pranzo viene offerto da un comitato cittadino.
Un episodio che merita di essere ricordato, denso di umanità avviene al campo delle Fraschette nel giorno del Santo Natale. La testimonianza è di Don Giuseppe Capone, che così narra l’episodio:

Le truppe tedesche da qualche tempo si succedevano al Campo (Le Fraschette), con grande pericolo del medesimo e con panico degli internati. Nella settimana prima di Natale giunsero gli Alpini, quasi tutti austriaci, e cattolici. Fu pensato di dare anche a loro un po’ di conforto spirituale e di far loro sentire un alito di festa familiare. Fu richiesto a Roma un sacerdote che parlasse tedesco, e fu concesso. All’improvviso però quasi tutti furono fatti partire per il fronte. Noi pensavamo ai pochi rimasti.

Per uno di quegli incidenti che a quel tempo erano all’ordine del giorno, il sacerdote giunse all’ultimo momento: quindi non ci furono confessioni e neppure comunioni. Dopo la messa, cantata dalle internate, offrimmo nella nostra baracca una discreta colazione: latte o caffè, cioccolata, dolci.

Ciascuno aveva al proprio posto una immaginetta ricordo, con un pensiero scritto in tedesco, ed una medaglietta. La tavola era preparata a festa.

Non mancarono le sigarette. Quei baldi giovani si mostrarono commossi per quello che era stato fatto loro. Nel pomeriggio furono radunati al Campo tutti i bambini per la distribuzione di arance e castagne che il sacerdote venuto da Roma aveva portate con sé. Assistettero alla distribuzione diciotto soldati Tedeschi, ai quali pure offrimmo qualcosa.

Quei pochi dolcetti che potemmo offrire li fecero tornare con il ricordo alla famiglia lontana, ed essi ce ne furono grati. Ai cattolici offrimmo una medaglietta, ma la vollero anche gli altri, e mostrarono la loro gratitudine, lasciando un’offerta per i bambini più poveri del campo.


http://www.dalvolturnoacassino.it/asp/doc.asp?id=010&p=3&lang=ita#.UMIxiOQTmRY

Con preghiera di citare la fonte in caso di utilizzazione del testo  

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